Cassonetto addio. L’Italia della raccolta sostenibile

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IL CASO. Ignorate dai media le “buone pratiche” di una fitta rete di realtà locali. In “Produrre meno rifiuti”, saggio curato da Emanuele Burgini e Pinuccia Montanari per Edizioni Ambiente, la mappa nazionale dei comuni virtuosi.

Un’altra Sicilia, un’altra Campania, di più, un’altra Italia della gestione dei rifiuti è possibile. Le desolanti immagini di meravigliose città come Palermo e Napoli sommerse di “monnezza” e più in generale la sconclusionata (per usare un eufemismo) gestione delle discariche sparse per la penisola nonché la scarsa propensione degli italiani a organizzare la raccolta differenziata, solo per citare un paio di esempi, raccontano di un Belpaese in perenne emergenza per quanto riguarda lo smaltimento dei materiali di scarto.

«In questo scenario non proprio entusiasmante – scrivono, raccontando l’esempio della Sicilia, Giovanni Iacono e Walter Ventura nel saggio Produrre meno rifiuti. Politiche e buone pratiche per la riduzione dei rifiuti (Edizioni Ambiente) – esistono però realtà comunali che autonomamente, in assenza dell’organizzazione sistematica prevista nel Piano di gestione regionale, hanno avviato interessanti progetti di raccolta differenziata domiciliare, raggiungendo nell’arco di pochi mesi dall’avvio ottimi risultati». Iacono e Ventura si riferiscono ai casi dei comuni di Castelbuono (in provincia di Palermo) e Ragusa. Entrambe le amministrazioni hanno realizzato efficienti sistemi di raccolta differenziata “porta a porta”.

Nel caso di Castelbuono a far decollare questo metodo è stata anche la fantasia degli ideatori. È stato il primo comune in Italia «a utilizzare gli animali per la raccolta dei rifiuti, in particolare le asine ragusane. Il loro costo – raccontano i due esperti – è 30 volte inferiore a quello di un autocompattatore, non inquinano, trasportano il doppio dei materiali e possono giungere dove gli automezzi non riescono ad arrivare. La raccolta differenziata a Castelbuono si è attestata al 31,08 per cento nel 2008, a fronte di una media provinciale del 6,6 per cento e regionale del 6,1».

Il comune del palermitano è di circa 10mila abitanti quindi si potrebbe obiettare che sono le sue piccole dimensioni a rendere la pratica più semplice e poco esportabile su scala anche solo regionale. Ma se guardiamo all’esperienza di Ragusa (70mila abitanti, come un quartiere di Roma) solo gli atteggiamenti più ostinatamente ideologici manterranno intatto il proprio scetticismo.

L’amministrazione «ha avviato nell’aprile del 2008 una prima fase di raccolta differenziata domiciliare nel quartiere storico di Ibla, estesa successivamente al centro storico di Ragusa Superiore. Sono stati consegnati alle famiglie residenti nei quartieri interessati i necessari bidoncini e i sacchetti per le diverse frazioni merceologiche differenziabili e, contestualmente, sono stati rimossi, negli stessi quartieri, i cassonetti stradali. Il successo dell’iniziativa è stato clamoroso – osservano Iacono e Ventura – sia per le percentuali di raccolta differenziata sia per la rapidità con cui queste sono state raggiunte: a febbraio 2009, cioè solo dieci mesi dopo l’avvio del progetto, nei quartieri coinvolti dal “porta a porta” si è registrata una percentuale di raccolta differenziata del 48 per cento, a fronte di una media sull’intero Ambito territoriale ottimale che nel 2007 era di appena 7,1 per cento».

Castelbuono e Ragusa sono solo un paio di significativi esempi dell’esistenza di un’Italia virtuosa in materia di gestione dei rifiuti di cui poco o niente si parla. S’incardinano in un quadro complessivo di realtà locali che rappresentano l’eccellenza delle “buone pratiche” tratteggiato in Produrre meno rifiuti. Curato da Emanuele Burgin, chimico e assessore all’Ambiente della Provincia di Bologna e da Pinuccia Montanari, componente del consiglio di presidenza dei Verdi italiani e assessore ai Parchi storici, decrescita, riduzione dei rifiuti del comune di Genova, il volume raccoglie testimonianze e riflessioni raccolte nell’ambito delle attività della Rete agenda 21 Rifiuti network, costituita a Reggio Emilia nell’ottobre 2007 con l’obiettivo di creare una rete permanente per lo scambio di conoscenze ed esperienze in materia di raccolta differenziata e di gestione integrata dei rifiuti.

Burgin e Montanari hanno girato l’Italia nel 2008 per confrontarsi con le realtà in difficoltà, in seguito all’emergenza rifiuti (Campania, Sicilia, Calabria) raccogliendo nel saggio le testimonianze di un’Italia dove competenza, professionalità, creatività, partecipazione consentono di raggiungere non solo gli obiettivi di legge nella gestione dei rifiuti, ma anche standard di qualità e modelli da imitare. Il volume è arricchito, oltre che da una imponente mole di dati, sia da interventi di tecnici come Roberto Cavallo ed Enzo Favoino che spiegano come ridurre la produzione dei rifiuti, sia da riflessioni più generali sulla corretta gestione dei rifiuti, come ad esempio fa l’economista ambientale, Guido Viale.

Articolo tratto da terranews.it

Autore Federico Aragona