Un documentario diretto da Fisher Stevens e prodotto da Scorsese, documenta l’influenza delle grandi lobby sui cambiamenti climatici “Before the Flood”, l’estensione ideale dell’impegno di Di Caprio contro il riscaldamento climatico. In Italia andrà in onda su National Geographic Channel il 30 ottobre alle 20.55 con il titolo Punto di non ritorno.
Dalle sabbie bituminose estratte a nord dell’Alberta, Canada, alle frequenti inondazioni di Miami Beach, dalle foreste incenerite dell’Indonesia alle strade inquinate di Pechino. Di Caprio è il Caronte-ecologo del cinema, con un occhio più attento e severo al suo stesso paese. Solo da poco, infatti, Usa e Cina hanno aderito all’accordo sul clima per la riduzione dei gas serra: Washington e Pechino sono responsabili della maggior parte dell’inquinamento da carbon fossile del pianeta. La Cina ricorre a quel tipo di combustibile per più della metà del fabbisogno energetico. “Sono un attivista, ho una mia fondazione” spiega Di Caprio. “Nel 2007 avevo già girato un documentario sulla questione (The 11th Hour) per parlare alle nazioni di responsabilità. Una delle persone con cui ho trovato più affinità è Naomi Klein: il suo libro, No logo, mi ha spiazzato. E il film di Avi Lewis, Questo cambia tutto, ha il dono di parlare ai giovani di oggi, ricordando loro perché è importante la lotta al surriscaldamento del pianeta”. Il sistema economico va ridisegnato, sostiene Di Caprio. Ma come? “Riducendo le disuguaglianze sociali: il capitalismo non è più sostenibile. Le nostre tecnologie possono darci una mano a scongiurare la catastrofe naturale. Io vivo a Los Angeles e lo scorso anno, a fine ottobre, di notte erano ancora 33 gradi. Tutto questo è fuori controllo!”. Cop21, Di Caprio ai leader per il clima: ”Il mondo ci guarda, è ora di agire”
La sua società di produzione, Appian Way, vorrebbe portare sullo schermo il caso Volkswagen e lo scandalo delle emissioni. “È solo un’idea. Potrebbe anche trattarsi di una società automobilistica giapponese e non per forza della Casa tedesca accusata di utilizzare software e dispositivi per eludere i test di inquinamento” fa sapere. Ne “Punto di non ritorno”, Di Caprio incontra scienziati e attivisti alla ricerca di dati che ricordano (e aggiornano) quelli portati al tavolo da Al Gore, l’ex vice presidente americano e premio Nobel per la pace, anche se la sua passione per “una scomoda verità” (An Inconvenient Truth è il film del 2006 di Davis Guggenheim) risale agli anni Sessanta, sin dai tempi di Harvard. “Questo non è il primo documentario ambientalista – aggiunge Di Caprio – e non sarà nemmeno l’ultimo. Confesso di essere un po’ pessimista ma la saggezza di chi difende il nostro habitat mi aiuta ad andare avanti e a consigliare a chi è in ascolto come evitare l’aumento delle emissioni nocive”.
Non basta intercalare statistiche fantascientifiche, bisogna anche provarle, verificarle. E a questo pensano l’imprenditore sudafricano Elon Musk, CEO di Tesla Motors e promotore di un futuro ecosostenibile, l’astronauta britannico Piers Sellers, e l’ambientalista indiana Sunita Narain. “Abbiamo raggiunto il culmine di questo documentario alle Galápagos” conclude Di Caprio. “Volevamo dare una voce all’intera comunità scientifica, spesso ignorata nelle sue allarmanti previsioni. Il 97 per cento degli studiosi è d’accordo sul fatto che la popolazione sia direttamente responsabile del cambiamento climatico e in grado di alterare il corso del futuro così come lo conosciamo. Viaggiare dall’Artico al Polo Sud è stato come rimettere insieme i pezzi di un puzzle, riordinarli in modo tale da rendere quel puzzle più appetibile nei confronti del pubblico. Siamo a un punto di svolta nella storia del pianeta. L’educazione è la vera arma. Spetta a noi, e a noi soltanto, fare la differenza: parlarne in famiglia, tra gli amici, convincere i leader della Terra a prendere provvedimenti…”. Call to action, appunto. Chiamata all’azione.